Abstract (in italiano)
Il contributo si interroga sulla possibilità che la responsabilità dei magistrati possa costituire uno strumento utile, non soltanto a fini sanzionatori o riparatori, ma anche per rafforzare l’intensità dei vincoli ermeneutici costituiti dai precedenti giudiziali. Nel rispondere positivamente a tale interrogativo, si sostiene che il vincolo ermeneutico potrebbe costituire un utile strumento di “prevenzione” delle “patologie” ermeneutiche da cui le decisioni giudiziarie possano essere affette.
Tale tesi viene, poi, estesa dai giudici nazionali alle Corti sovranazionali, al fine di creare un sempre più proficuo dialogo in cui vi sia reale collaborazione tra i giudici i quali avranno anche il ruolo di rafforzare la credibilità e la consistenza delle interpretazioni nazionali, prevenendo l’emergere di situazioni di soggezione passiva alla giurisprudenza esterna.