INTRODUZIONE
Una delle sfide di tutti gli ordinamenti democratici oggi riguarda l’impatto e le regole che i nuovi mezzi informatici hanno e potrebbero avere sulla natura della democrazia.
Per questo motivo abbiamo voluto interrogare nel forum studiosi che da tempo e prima di altri si sono occupati di questi temi e, in generale, cominciare a porre anche come Associazione questo tema come campo di osservazione e di studio centrale per i costituzionalisti, giovani e meno giovani.
Nella griglia di domande poste agli studiosi abbiamo voluto, senza una pretesa di completezza, affrontare una serie di profili critici ormai evidenti.
Gli strumenti informatici stanno trasformando profondamente il modo di formazione del consenso: possono essere un’occasione utilissima per consentire alla “rappresentanza” e anche ai “rappresentanti” di comprendere meglio le esigenze di chi viene rappresentato, ma possono anche trasformarsi in un’arma letale della “democrazia rappresentativa e, in ultima istanza, della rappresentanza democratica”. La stessa politica che, come dimostrato anche dagli scienziati, segue il consenso e interroga quotidianamente sondaggi alla luce dei quali “cavalca” i temi, come è chiaro, rischia di smarrire totalmente la sua autonomia e credibilità. Al tempo stesso, problematiche enormi si aprono se non è chiaro il livello elevatissimo di manipolazione del consenso che deriva dalla profilazione in rete degli utenti e dall’uso dei dati per finalità di targetizzazione elettorale e politica, alla luce anche della poca trasparenza nella gestione e nella proprietà delle società informatiche e delle cd. “piattaforme”, specie quando vengono utilizzate dagli stessi partiti politici. In Italia, ad esempio, la trasformazione del linguaggio negli ultimi anni e l’introduzione massiccia di discorsi e di parole di “odio” comincia ad avere un peso rilevante e necessita di soluzioni. Plurimi interrogativi pone anche l’utilizzo di strumenti informatici da parte delle formazioni politiche al fine di regolare il rapporto con i propri iscritti, sia con riferimento alle ricadute che si possono determinare nelle dinamiche infra-partitiche, sia con riguardo alle tensioni che una simile evoluzione del concetto di rappresentanza può produrre in termini di tenuta di alcuni dei principi fondamentali sui cui si sono storicamente strutturate le moderne democrazie rappresentative.
Esiste, inoltre, un enorme problema di accesso diseguale agli strumenti informatici, che viene oggi nominato come “alfabetismo digitale” e che rischia di creare nuove disuguaglianze e differenze all’interno dei singoli stati nazionali, ma anche fra parti diverse del mondo.
Con questa iniziativa vorremmo contribuire al dibattito, auspicando di poter costruire regole che ci consentano di vivere in un mondo digitale “democratico”, nella consapevolezza che la nostra identità, volenti o nolenti, è già “onlife”, secondo la felice espressione di Luciano Floridi (La quarta rivoluzione, Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Milano-Cortina editore, 2017).