Abstract (in italiano)
L’articolo analizza la tematica dell’accesso a Internet e del digital divide, anche alla luce dell’emergenza sanitaria da Covid-19. L’Autore prende atto del fatto che Internet è oggi presupposto fondamentale per l’esercizio di diritti civili e politici e per lo sviluppo della personalità dell’individuo. Quindi, ripercorsi gli orientamenti dottrinali sviluppatisi sul tema dell’accesso a Internet, ritiene che esso non vada configurato come un diritto ma un mero strumento funzionale all’esercizio di diritti fondamentali. Da qui la necessità di spostare il baricentro della questione dal diritto allo strumento alla effettività del diritto esercitabile tramite lo strumento. Pertanto, senza la necessità di includere l’accesso a Internet nel novero dei diritti (fondamentali), si sostiene che esso debba essere sussunto nell’ambito del servizio pubblico, e in particolare nel servizio universale. Ciò infatti comporterebbe l’indubbio vantaggio – a Costituzione invariata – di non escludere nessuna fascia della popolazione dal servizio di Internet (sarebbe meglio, dalla banda larga). Tutto ciò viene approfondito anche dall’angolo visuale dell’emergenza sanitaria da Covid-19, che ha acuito il c.d. digital divide e che ha reso necessario l’intervento del legislatore per meglio garantire l’accesso a Internet, in quanto tramite il collegamento da remoto (e solo tramite esso) è stato possibile esercitare taluni diritti fondamentali durante il c.d. lockdown.