12 LUGLIO 2022
SOMMARIO
SOMMARIO: 1. La camaleontica trasformazione, in casi viepiù frequenti, dei giudici (e degli organi di garanzia in genere) in operatori politici e gli indici esteriori che ne danno una eloquente, particolarmente attendibile testimonianza, avuto specifico riguardo a consuetudini culturali diffuse e profondamente radicate nell’esperienza, espressive dei tratti maggiormente salienti della giurisdizione e dei suoi confini. – 2. Il carattere appannato e, in più punti, evanescente della linea divisoria tra politica e giurisdizione, la sua sottolineatura per il tramite di orientamenti giurisprudenziali consolidati, il significato della loro inopinata “rottura” (con specifico riguardo alla conversione del limite, valevole per le manipolazioni presso la Consulta, delle “rime obbligate” nelle “rime libere” ed ai casi d’interpretazione conforme non rispettosa della lettera dei testi di legge e della stessa Costituzione). – 3. Un banco di prova particolarmente attendibile delle camaleontiche trasformazioni del giudice, in relazione alle spinose questioni d’inizio e fine-vita, e lo scarto viepiù vistoso tra modello ed esperienza che al riguardo si registra, specie per ciò che concerne forme e sedi istituzionali di riconoscimento e tutela dei diritti. – 4. Una succinta notazione finale, con riferimento al bisogno che la stessa giurisprudenza ponga argini alle proprie camaleontiche manifestazioni ed in relazione alla sempre più problematica salvaguardia della certezza del diritto ed alla parimenti incerta e comunque sofferta tenuta dello Stato costituzionale.
Abstract (in italiano)
Lo scritto evidenzia le frequenti, camaleontiche trasformazioni dei giudici in genere e della Corte costituzionale in ispecie in operatori politici; rinviene gli indici maggiormente attendibili di questo trend in talune consuetudini culturali venute in passato a formazione per mano degli stessi operatori ed ora però superate o in via di progressivo superamento. Si sofferma, infine, sulle più rilevanti manifestazioni di questa tendenza, con specifico riguardo al sostanziale abbandono del limite delle “rime obbligate”, ad alcune pratiche d’interpretazione conforme ed alle esperienze d’inizio e fine-vita. Infine, si sollecita la definizione di un “modello” da parte della stessa giurisprudenza volto a porre argini alle proprie camaleontiche manifestazioni, in funzione della salvaguardia della certezza del diritto e della tenuta dello Stato costituzionale.
Abstract (in inglese)
The paper highlights the frequent, chameleonic transformations of judges in general and of the Constitutional Court in particular into political operators; it finds the most reliable indices of this trend in certain cultural customs formed in the past by the same operators and now, however, outdated or in the process of a progressive overcoming. Furthermore, it focuses on the most relevant manifestations of this trend, with specific regard to the substantial renunciation of the limit of "obligatory rhymes", on interpretation practices compliant with Constitution and on the beginning and end-of-life experiences. Finally, it urges the definition of a "model" by the same jurisprudence aimed to end its chameleon-like manifestations, in function of safeguarding legal certainty and maintaining the constitutional State.