01 MAGGIO 2015
Nel contesto della globalizzazione lo Stato è divenuto parte di una «nuova prospettiva di cooperazione transnazionale» nell’ambito della quale agiscono «una pluralità di attori esterni, istituzionali e informali, nazionali e sovranazionali, in vista di quegli obiettivi comuni che ciascun singolo Stato non è [più] in grado di affrontare»1. Lo Stato, piegatosi dinanzi al potere di persuasione del soft power di un supposto governo mondiale, ha provato a recuperare la sua dimensione locale «come regressiva reazione identitaria allo spaesamento indotto dalla paura del “globale”».